Cantiere in lento movimento, un progetto di Susanna Baumgartner e Ermanno Cristini

 

Ermanno Cristini: Un “cantiere in lento movimento” impone a noi  di rallentare ma rallentato appare anche il suo tempo interno al cospetto della fugacità veloce di chi è in transito.

Per questo il termine implica tre concetti: quello di costruzione, quello di ritardo, quello di trasformazione.

Il ritardo è condizione indispensabile perché la costruzione possa darsi, e la costruzione dà corpo a una processualità che trova nel ritardo l’ambito attitudinale nel quale realizzarsi.

Accade lo stesso in queste mostre, suggerite da spazi idealmente associati alla precarietà mobile di un cantiere, il quale, in quanto tale, si dispone per vocazione ad accogliere “lavori in corso”. Ovvero una serie di “semilavorati”, di lavori ancora in via di realizzazione, che si alternano e si incrociano in allestimenti provvisori in bilico tra il laboratorio, l'intervento site specific e quello time specific. Ne risulta un dialogo tra i lavori e tra i lavori e lo spazio in quella porzione di tempo che sta al di qua e al di là della loro realizzazione. Mostre brevi, della durata di qualche ora, per ritrovare in un frammento di tempo lo spessore denso dell’intero. Poi il cantiere scompare.

 

Susanna Janina Baumgartner: “Cantiere in lento movimento” mi piace. Mi viene in mente Alain Badiou, Secondo manifesto per la filosofia.

Da quel libro ho colto il tempo nello spazio creato dall'incontro. Ho lavorato in un laboratorio artistico a Pavia, in un SPDC, vi erano solo casi gravi e niente sembrava mai concluso o con possibilità di senso, ma  in realtà ho compreso bene che la traccia è nell'incontro, non nel prodotto finito. In quell'attimo che può restare nella memoria come incontro. 

Attimi veri che realizzano un sogno, che diventano ricordo e non illusione. Credo che questo potrebbe essere il senso di un  “cantiere in lento movimento”. Dimmi cosa ne pensi.